lunedì, dicembre 11, 2006

Su Pinochet e i dittatori

Se avessi voluto scrivere qualcosa su Pinochet e il modo in cui si trattano i dittatori l' avrei scritto così. Complimenti a Libero Pensiero!
L'odio per Pinochet: l'ultima ipocrisia. In fondo non era che il precursore del modello cinese di oggi.

martedì, novembre 21, 2006

Libano nel caos

Quel che succede in Libano è molto preoccupante. Il fatto che fa tremare è che Hezbollah potrebbe a breve prendere il controllo del paese, e potrebbe farlo in due modi, o scatenando il caos, o dando una spallata al governo Siniora. Il primo metodo probabilmente è già in fase di attuazione e lo vediamo dall' assassinio di ieri del ministro antisiriano. Risulta infatti poco probabile che siano stati i siriani a uccidere, essendo che comunque il bersaglio non era vitale e che questo omicidio sta portando loro più problemi che altro. Invece Hezbollah ha da guadagnare da questo attentato, dal momento che è la forza militare più potente del paese e nel caos la sua forza sarebbe ancora più decisiva. Se la tensione salisse al punto di far tornare conflitti interni, allora Hezbollah si metterebbe in gioco e potrebbe controllare militarmente gran parte del paese, naturalmente dopo un' altra sanguinosa guerra civile. Se invece seguisse la via politica al potere, cercherebbe di dare una spallata al governo Siniora già indebolito dalle dimissioni di sei ministri filosiriani. Qualunque dei due modi scegliesse per arrivare al potere, il governo di Hezbollah porterebbe conseguenze stravolgenti per l' equilibrio della regione. Prima di tutto avremmo una nuova guerra civile perchè sono molti coloro che non vogliono un Libano controllato dagli sciiti. Secondo, il Libano diventerebbe un avamposto iraniano nel cuore del Medio Oriente, da dove Teheran potrebbe espandere la sua influenza, costringere la Siria a rimanerle alleata e accerchiare Israele che risponderebbe con la forza causando un' altra guerra. In più ricordiamoci che i soldati occidentali nel sud si troverebbero in mezzo a una confusione in cui tutti sparano contro tutti, senza indicazioni precise su a chi colpire e da chi difendersi e finirebbero come bersagli.
Se tutto ciò succedesse sarebbe anche colpa degli europei, che baldanzosamente hanno voluto prendersi cura della questione Libano pensando di poter andare laggiù senza schierarsi con una parte, mostrandosi poi deboli con i terroristi di Hezbollah e arroganti con Israele. Per evitare il dominio di Hezbollah è necessario che si dia un supporto chiaro al governo Siniora e si smetta con l' atteggiamento attuale dell' Europa, che deve prendere una posizione in favore della democrazia e dell' indipendenza libanese.

domenica, novembre 19, 2006

Il tremendo potere dei media

Al giorno d' oggi tutto quel che vediamo e sappiamo passa attraverso uno schermo. Chi decide cosa far vedere in questo schermo ha un grande potere, perchè decide cosa noi sappiamo e quindi il modo in cui giudichiamo le cose. Ora, si da il caso che il mondo sia in una situazione un po' instabile, che ciò che vedono le masse conta perchè conta l' opinione pubblica, soprattutto nelle grandi democrazie come Europa e Stati Uniti, quindi chi ci porta le notizie ha una responsabilità enorme, proprio a causa del suo grande potere. Ma cosa voglio dire? Insomma, negli ultimi tempi mi sembra che queste responsabilità siano state tradite. Se vediamo il modo in cui sono state trattate dai media la guerra in Iraq, quella del Libano (l' Afghanistan forse si salva, essendo sull' onda emotiva dell' 11 Settembre), i combattimenti a Gaza e in generale la guerra che si combatte nei nostri tempi capiamo, dopo un attento esame, che i media non sono proprio imparziali. Hanno una logica tutta loro su quali notizie dare e come darle, una logica che dovrebbe essere dettata dall' imparzialità e indipendenza ma non lo è. Perchè? Esempio: durante la guerra del Libano della scorsa estate gli aerei israeliani colpiscono un edificio a Qana. Poche ore dopo, tutti i telegiornali mostrano le scene di un massacro, a quanto pare nell' edificio vi erano decine di bambini. Subito vediamo immagini di medici (a dire la verità è solo uno) che estraggono dalle macerie corpi di bambini uccisi dalle bombe. Chi non si commuoverebbe? Chi non direbbe maledetta guerra, maledette bombe, malvagio esercito israeliano, chi non fraternizzerebbe con il popolo libanese colpito dalla micidiale e occidentale macchina da guerra israeliana? E tutti penserebbero e pensarono così. Se non fosse che a qualcuno fossero venuti dei dubbi, come chiedersi cosa ci facevano decine di bambini in un edificio proprio di fianco a un lanciarazzi di Hezbollah, come analizzare le foto e vedere che lo stesso "medico" gira con gli stessi cadaveri per ore mostrandoli alle macchine fotografiche, come trovare le foto di gente che passava per le macerie a posare giocattoli presi da una borsa per rendere le foto più tragiche. E' tutto qui, come in altri siti http://eureferendum.blogspot.com/2006/08/corruption-of-media.html.Mi viene in mente quello che diceva un esponente di Hezbollah: "Noi abbiamo le armi, ci serve un deposito. Allora facciamo il deposito sotto terra e sopra ci costruiamo una scuola. Se Israele colpisce il deposito, uccide decine di bambini. Se Israele non colpisce il deposito, noi abbiamo le armi. Comunque vada, Israele perde". Ma, se si sa che gli Hezbollah non sono brava gente (o no? qualcuno pensa di si) e per certe cose non si fanno problemi, è ben peggiore il fatto che i media internazionali diano certe notizie sapendo cosa fanno, perchè chi scattava le foto a Qana non poteva non accorgersi che erano falsate. Questo è solo il caso più eclatante di una serie. Ad esempio, ogni giorno a Baghdad muoiono decine di persone in attentati terroristici. Il telegiornale lo dice, aggiunge che la situazione è sempre peggiore, e cambia notizia. Ora, ricordiamoci di una di quelle troppe volte in cui un aereo americano ha sbagliato bersaglio. Mettiamo che muoiono venti persone. Il tg ci mostra il dolore dei familiari, la loro rabbia, la devastazione e ci fa pensare americani maledetti. E quelli uccisi ogni giorno dai terroristi? Non valgono così? Non ci sono anche per loro parenti disperati, anche familiari che odiano per una volta i terroristi e non gli americani, che ci convincono che i tagliagole non sono dei "resistenti"? Niente. Tutti questi lunghi esempi per arrivare a un interrogativo. I media, i nostri occhi, a che gioco giocano? Perchè mostrare alcune cose e altre no? Perchè farci vedere solo i morti in Iraq e non i progressi? A che pro cercare di dimostrarci che dobbiamo scappare come conigli dall' Afghanistan e lasciare un popolo che cerca di essere libero all' oblio medievale nel quale ritornerebbe? Cosa guida il criterio con cui vediamo le notizie? Non si capisce. Si capisce però che i Nazisti avrebbero messo la firma per avere degli alleati del genere, in casa nostra, dentro la tv.

martedì, novembre 07, 2006

Il mid-term e il ritiro delle truppe

A sentire dai media sembra che ogni giorno l' Iraq stia per crollare. Eppure è ancora lì. Viene da chiedersi se quello che vediamo è la realtà, o se vediamo tutto quello che succede. Andando oltre ai cinque minuti disfattisti che i tg internazionali dedicano a questo povero paese e informandosi più minuziosamente, esce un quadro più preciso. Le parole più efficaci le ha trovate il Generale Casey, che dice "Siamo chiari: stiamo combattendo duramente nel centro dela paese e nella provincia di Anbar. Ma penso sia importante ricordare che il 90% della violenza settaria ha luogo in un raggio di 30 miglia dal centro di Baghdad e il 90% della violenza in generale in cinque province. Questo paese non affonda nella violenza settaria, anche se la situazione è dura". Più chiari di così. Sento già dire che ci si potrebbe non fidare di un generale americano perchè è interessato nel conflitto, ma chi meglio può conoscere i numeri?
La situazione laggiù è quindi di combattimenti in massima parte a Baghdad, perchè gli stessi terroristi e miliziani sanno che è da Baghdad che si controlla il paese, è lì che si combatte la battaglia decisiva. Non può essere che gli americani e il governo controllino l' Iraq senza la capitale, perciò lì si sono concentrati tutti gli sforzi per abbattere o salvare la democrazia. Se il governo iracheno con gli eserciti locale e americano riusciranno a tenere duro, allora la violenza settaria rallenterà. Se l' amministrazione irachena si dimostrerà unita e guiderà solidamente il paese, farà le riforme necessarie e troverà una soluzione alla lotta sciiti-sunniti che alimenta la violenza e il terrorismo, allora chi vuole far cadere il paese nel caos perderà le speranze. Ma come può succedere ciò, se viene a mancare il garante di una minima sicurezza, l' esercito americano? Stupisce tristemente vedere come i Democratici negli Stati Uniti utilizzano l' argomento del ritiro delle truppe per vincere le mid-term, sapendo quanto possa essere irresponsabile questa scelta. Se si ritirassero le truppe, l' esercito iracheno e il governo reggerebbero pochi giorni. Il paese cadrebbe nell' anarchia, diviso in pezzetti tra bande, milizie, leaders religiosi in guerra civile fra sunniti e sciiti, con la probabile vittoria di questi ultimi, più numerosi, permettendo all' Iran di prendere il controllo del sud del paese, con i curdi che si dichiarano indipendenti provocando l' invasione turca e l' accensione di un incendio nel cuore del Medio Oriente che presto arriverebbe a casa nostra. Se si vincesse in Iraq, avremmo (fra alcuni anni, non presto) uno stato democratico nel cuore del Medio Oriente, che agisca come esempio per gli altri paesi della zona. Uno stato che potrebbe innescare quell' effetto domino che ancora non abbiamo visto. Ma tutto se l' America non ritira le truppe. Ripeto, è triste che si arrivi ad una scelta così irresponsabile e questo fa capire quanto siano importanti queste elezioni, che potrebbero togliere a Bush una maggioranza parlamentare e quindi farebbero anche perdere i prossimi due anni politici agli Stati Uniti. La salvezza dell' Iraq e anche del Medio Oriente e dell' Europa e del mondo (non è un' esagerazione) sono nelle mani degli elettori americani, perchè a secoda di come vanno le cose a Baghdad potremmo trovarci in una situazione pessima o migliore
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lunedì, ottobre 30, 2006

Attenti alla Cina

Dal 3 al 5 Novembre a Pechino ci sarà il "Forum per la Cooperazione e l'Amicizia" e gli invitati saranno 48 dei 53 capi di stato africani. Sembra che la Cina si stia allargando preoccupantemente e in cerca di risorse e sempre più sbocchi commerciali porti dalla sua parte gli stati africani, che geopoliticamente non contano molto presi uno per uno, ma insieme pesano e soprattutto possono dare alla Cina quelle risorse naturali di cui ha tanto bisogno. I cinesi non fanno domande (gli occidentali ne fanno poche ma qualcuna si) sulle questioni dei diritti umani dei loro fornitori, perciò sono più che benvenuti fra i tanti dittatori in Africa. Questa mossa non solo è la conferma delle aspirazioni cinesi, ma è segno di una strategia che mira a stabilire l' influenza sulle zone più povere del mondo e nel frattempo creare un asse (che per ora si estende grossomodo a Cina - Venezuela - Cuba - Bertinotti - Bielorussia - Iran) che si contrapponga agli americani, al momento indeboliti, che noi europei da furboni attendisti lasciamo SOLI a fare tutto il lavoro sporco finche lo sporco non ce lo troveremo in soggiorno. Ora bisogna vedere come controbatteranno gli Stati Uniti, ma per questo, la Cina, l' Africa e il nuovo Asse c'è spazio per tanti articoli, ne parleremo quindi presto(scusate per il post corto e scritto in fretta).

venerdì, ottobre 20, 2006

Scuole, moschee, Ucoii e la sinistra

Sulle pagine dei giornali sono figurate negli ultimi giorni due vicende molto attuali che riguardano l'integrazione musulmana qui in Italia: la scuola italo-egiziana a Milano e la moschea dell' Ucoii a Genova. Si possono affrontare i problemi singolarmente, uno per uno. Per esempio, partendo dalla scuola a Milano, già chiusa quand'era al centro islamico di viale Jenner perchè clandestina, spostata in nuova sede e riaperta dagli organizzatori illegalmente perchè senza il via libera delle amministrazioni, poi richiusa dopo le proteste di chi non tollerava quella illegalità; probabilente non si può impedire l' apertura di scuole italo-arabe sul nostro territorio (arabe, non islamiche, attenzione) e forse non sarebbe neanche giusto, ma servono regole ben definite e soprattutto ben applicate per impedire che deviino verso il fondamentalismo e per fare in modo che convoglino i loro alunni verso l'integrazione nella società italiana. Dobbiamo essere noi italiani quelli che si impegnano a formulare e far rispettare queste leggi, pertanto la sicurezza di queste scuole dipende più da noi che da chi le dirige; lo Stato deve sapere bene chi insegna in quelle scuole, cosa insegna e come lo insegna e agire nel caso nel fare questo si vada contro i valori del nostro paese. Bisogna considerare poi che questi istituti andrebbero a togliere studenti dalle scuole islamiche clandestine, che non si fanno problemi a insegnare l' estremismo. Passando al caso della moschea genovese che sarà costruita con l' aiuto e il terreno dei frati francescani (che in cambio avrebbero un capannone per farne un centro cristiano in una zona industriale) , il fatto preoccupante è che l'accordo i frati l' hanno preso con l' Ucoii, quell' Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia che è braccio da noi dei Fratelli Musulmani e che ha equiparato comprando pagine su quotidiani l' attacco di Israele al Libano alla strage di Marzabotto dei nazisti, che si rifiuta di firmare al Ministero dell' Interno la Carta dei Valori e che ha costretto il poco risoluto Amato a convertirla in una Carta destinata non solo alle rappresentanze islamiche ma a tutte le religioni, togliendole ogni efficacia contro il fondamentalismo, che segue l' ideologia estremista degli stessi Fratelli Musulmani. Preoccupa il fatto che siano stati dei francescani a vendere il terreno a questa gente e preoccupa il rapporto fra Chiesa e quell' estremismo islamico non armato ma pervadente e espansionista proprio dell' Ucoii. Anche in questo caso non penso che la soluzione sia vietare le moschee, ma stabilire leggi efficaci che impediscano loro di diventare luoghi di fondamentalismo, come obbligare i sermoni in italiano, dare una specie di "licenza" di imam (come ci ha proposto l' erede di Maometto, il re del Marocco, che ha intelligentemente istituito un corso di laurea per imam, sottraendo questo ruolo religioso agli estremisti), perseguire chi fa discorsi guidati dall' odio e altre; allora le moschee diverrebbero vantaggiose anche pernoi e ridurrebbero il fondamentalismo. Se vogliamo però non prendere i singoli fatti, ma la situazione totale, vediamo che nel nostro paese ma anche in Europa risaltano due problemi. Il primo è la nostra incapacità di fare leggi che affrontino il problema con decisione e soprattutto di farle rispettare: l' integrazione in America ad esempio, che non è esente da problemi, funziona meglio di quella europea grazie alle sue leggi, anzi grazie alla Legge. "It's the law", ti dicono; e la legge non si infrange, non si trova l' inganno e questa mentalità impone anche a chi arriva lì di rispettarla, perchè sanno che dalla legge non si scappa, o si scappa meno che altrove. Il risultato è che il problema degli immigrati musulmani è molto più leggero negli Stati Uniti, dove nelle moschee non si arruolano kamikaze e non si fanno sermoni fondamentalisti. Da prendere esempio. Il secondo problema è il rapporto della classe politica con l' Islam radicale, soprattutto della sinistra: per un perverso gioco, quella sinistra che dovrebbe essere laica si trova per comunanza di odio (verso l' Occidente) a fianco degli estremisti musulmani e così vediamo Rifondazione che prende come europarlamentare (e noi la paghiamo) Dacia Valent, il presidente dell' Ucoii che consiglia prima del 9 Aprile di votare Comunisti Italiani perchè hanno condiviso le loro lotte, le giunte di sinistra fondare moschee a man bassa e tante altre schifezze. Sembrerebbe quasi che a sinistra si sia rimpiazzata Unione Sovietica con Estremismo Islamico, sempre contro lo stesso nemico, sempre contro tutti noi. Sono problemi che l' Europa e la sua classe dirigente devono trattare a breve, senza indecisioni o timori.

mercoledì, ottobre 11, 2006

Il test nordcoreano è un gioco a quattro

I recenti esperimenti nucleari nordcoreani coinvolgono ben di più che una bomba atomica fatta esplodere sotto terra e un regime oppressivo: si svolgono all' interno del dramma della nuova lotta mondiale per il potere. Come un dramma, lo analizziamo dai punti di vista dei suoi attori, Corea del Nord, Cina, Stati Uniti e uno spettatore, l' Iran. La Corea del Nord versa da anni in una situazione disastrosa dal punto di vista economico e umano. Dietro alle grandi parate militari per il presidente semidio Kim Jong Il non c'è che miseria (classico risultato del comunismo, ad ogni modo) per il popolo, tutto quel poco che il paese produce viene destinato alle spese militari tanto che l'esercito, pur in una nazione ridotta alla fame, costituisce ancora una seria minaccia per il ricco e libero Sud. Il dittatore nordcoreano ha molti grattacapi al momento, specialmente uno: la Cina, suo "alleato" scomodo e prepotente, che è in vena d'espansionismo e incombe costantemente sul piccolo vicino, senza aspettare altro che il regime di Kim Jong Il crolli per allargarvi la sua influenza. Qualcuno dice che la Corea abbia lanciato il test nucleare per attirare l' attenzione del mondo, e soprattutto degli Stati Uniti, sul suo paese ed evitare che la Cina silenziosamente ne prenda il controllo; quel che è sicuro è che il test nucleare può essere interpretato come la mossa di un regime che si sente traballante e in pericolo, non come la prova di forza di una grande potenza.
Ora vediamo il tutto da un altro punto di vista. Bisogna capire che la Cina sta studiando da superpotenza e intende cominciare ad esserlo in Asia, dove cerca di soppiantare le interferenze occidentali ed espandere la sua influenza. Per i cinesi la Corea del Nord è una grande occasione, uno stato importante governato da un regime destinato prima o poi al crollo che potrebbe diventare un fedele protettorato ed è ovvio che vogliono giocare la partita per il suo controllo, proprio mentre Stati Uniti, Corea e Giappone vorrebbero liberarsi del suo regime e farne uno stato libero, anzi forse un' unica Corea. La Cina allora gioca a fare l'alleato della Corea del Nord, pur condannandone l' esperimento nucleare e malgrado tifi contro Kim Jong Il, ma prima di tutto cercherà in ogni modo di evitare che siano l' America o i suoi alleati a prendersi cura di Pyongyang e lo farà contrastando sanzioni dell' ONU e azioni militari dei suoi rivali.
Dal punto di vista degli Stati Uniti la situazione è invece più preoccupante. Le forze armate americane sono impegnate in buona parte in Iraq e Afghanistan e ne restano poche per altre crisi; i soldati statunitensi in Corea del Sud dovrebbero bastare, insieme all' esercito locale,migliorato nel tempo, per respingere un' invasione nordcoreana, ma non per attaccare il Nord: nel caso di arrivo di rinforzi l'invasione di terra avrebbe un probabile successo grazie alla superiorità militare americana, ma a carissimo prezzo di vite umane dato che l' esercito di Pyongyang si annida in fortificazioni costruite in 50 anni ed è quindi molto preparato ad un attacco dal sud. L' azione militare è poi sconsigliata, almeno una di scarsa intensità, dal fatto che Kim Jong Il tiene puntati 13000 cannoni su Seul, vicina al confine, dove vive metà della popolazione sudcoreana, capaci di lanciare mezzo milione di bombe sulla capitale in un giorno. La Casa Bianca deve pensare ad evitare che con la Corea del Nord si arrivi a breve alle armi o trovare le forze per un attacco massiccio e nel contempo sottrarre il palcoscenico ed il gioco ai cinesi, sono necessarie quindi nella battaglia diplomatica velocità e determinazione. Il tutto è sicuramente influenzato da come vanno le cose in Iraq, ma è lecito pensare che la situazione in medioriente si risolverà molto dopo un' evoluzione della crisi asiatica.
Resta lo spettatore, l' Iran. Si sa che questo paese è alleato da tempo con Pyongyang e ne condivide le informazioni sulle armi nucleari, quindi dovremmo preoccuparci del fatto che anche Ahmadinejad sia vicino all'arma atomica. Non è difficile immaginare che il test nucleare coreano sia una specie di prova generale a cui l' Iran assiste per capire come potrà reagire la comunità(che di comune ha poco) internazionale quando dimostrerà di avere anch' essa una bomba atomica. Dando per scontata la passività dell' Europa di fronte a certi avvenimenti e i bastoni fra le ruote della decadente Russia e la nascente Cina, la risposta del mondo libero sarà come al solito affidata agli ultimi che si sbattono (passatemi il termine) per difendere gli interessi del mondo libero. C'è da augurarsi che tale risposta sarà decisa e veloce, altrimenti presto anche l' Iran farà il suo test nucleare e la sua minaccia per quel che resta della stabilità mondiale sarà ben peggiore di quella norcoreana.

domenica, ottobre 01, 2006

La sinistra e le tasse

Nella proposta di finanziaria 2007 il sistema delle tasse è cambiato. Al di là del risultato del bilancio tasse aumentate-tasse diminuite quello che è da considerare è la propensione ideologica della sinistra ad usare le tasse come soluzione immediata ai problemi economici dello Stato. Malgrado in campagna elettorale avessero dichiarato di non aumentare le imposte, puntualmente alla necessità non si sono posti il problema di trovare i soldi necessari in modi alternativi ma hanno pensato direttamente di colpire i "ricchi". Ma quali ricchi? Da qualche giorno, molti italiani si sono svegliati scoprendosi ricchi senza avere un euro di più in tasca, tutto perchè nella definizione anche un po' astiosa della Finanziaria di "ricchi" c'entra gente che non lo è proprio, ma si iscrivono a pieno titolo nella categoria del "ceto medio"(anch'esso tuttavia poco definibile). Sembra che ci sia un odio vecchio di decenni, una voglia di punire "i padroni" proveniente direttamente dal comunismo della rivoluzione proletaria e ciò non si può non constatare quando si vedono i manifesti con su scritto "ANCHE I RICCHI PIANGANO" (frase bruttissima, lo Stato non dovrebbe far piangere nessuno) con rappresentata una nave privata da petrolieri sauditi che nessuno dei nuovi supertassati in realtà può permettersi. Detto questo, sembra naturale che il testo della legge sia stato influenzato fortemente dalla sinistra radicale.
C'è la possibilità che questo provvedimento possa danneggiare il governo dell' Unione, però; è vero che le classi colpite dalla Finanziaria sono già poco affezionate al centrosinistra, ma gli aumenti coinvolgono anche altre voci delle entrate, con rincari dell' ICI e tasse varie aggiunte, senza contare quelle locali: insomma la misura colpirà comunque tutta la popolazione e se il centrodestra sarà abile a sfruttare il malcontento che ne deriva allora potrebbe infliggere un duro colpo alla popolarità del governo.

mercoledì, settembre 20, 2006

Su Oriana Fallaci

Quella che è scomparsa pochi giorni fa era una grande donna e una grande giornalista, che diceva quello che pensava con un vigore unico. Ho avuto la possbilità di conoscerla solo dopo l'11 settembre, data prima della quale non sapevo neanche chi fosse. Il suo primo articolo sul Corriere mi colpì fortemente, tanto che mi mangiai il primo libro e i due successivi. Il giudizio si Oriana Fallaci era destinato a dividere su molte cose, ma su molte di più nessuno dovrebbe avere dubbi. Primo: la sua schiettezza. In un mondo tristemente racchiuso dal politically correct, questa donna ha detto senza problemi quel che pensava, senza timore di poter colpire la sensibilità di questo o quall'altro, senza cercare di costringersi nelle mura del conformismo buonista di oggi, senza quel formalismo nella scrittura che spesso rovina i libri italiani. Secondo: ha avuto dignità nella vita e davanti alle disgrazie, inclusa la sua ultima battaglia contro il cancro. Terzo e forse la cosa più importante: ha difeso strenuamente i valori e dei meriti dell' Occidente, in tempi in cui sembra che la nostra civiltà abbia fatto solo cose di cui vergognarsi. Voleva svegliare l'Occidente, chiuso nella sua goduria e nella sua relativa tranquillità, fargli capire che siamo minacciati e da cosa siamo minacciati. Solo per questo bisognerebbe stimarla. Se parliamo poi della sua visione dell' Islam, qui non tutto è condivisibile. L' idea che mi sono fatto è che la Fallaci vedesse in questa religione un credo che pone ogni fedele in obbligo di armarsi e combattere per convertire il resto del mondo e nel popolo che la confessa una massa pronta a metterla in atto. Non penso sia vero, almeno non del tutto. Ha ragione la Fallaci quando spinge a combattere chi ci odia e fermare chi da casa nostra vuole vederci distrutti. Penso però che chi in malafede usa l' Islam per scagliare i fedeli ignoranti contro di noi trovi spesso gente disposto a seguirlo, ma molti di più (meno potenti e meno visibili però, ahimè) non prendono questa religione come un invito alla Jihad e la praticano in modo tranquillo. C'è da sperare che sul mondo musulmano non avesse ragione, altrimenti possiamo direttamente spararci in testa. Lei stessa diceva apertamente nell' ultimo libro che non offriva soluzioni per quello che sta succedendo, non ne vedeva nemmeno. Soluzioni ce ne sono, manca chi è disposto ad applicarle, chi ha le palle, come diceva lei, per farlo. Resta alla storia una grande donna e una grande scrittrice, amata e rispettata da molti, odiata e criticata da altri che non vogliono vedere la verità. Ha cercato di scuoterci, ha scosso tutti, ha fatto ragionare molti, ha convinto qualcuno e forse quando tutto questo finirà ringrazieremo anche lei.

domenica, settembre 17, 2006

Le parole del Papa.

C'era da immaginarselo, che appena Benedetto avesse parlato con un minimo accento di critica dell' Islam si sarebbe sollevato del trambusto. Come per le vignette di qualche mese fa, le proteste islamiche si stanno accendendo dovunque possano accendersi, indignate perchè un infedele e per giunta il Papa ha parlato di Maometto. Ma cosa c'era di offensivo nei discorsi di Benedetto per aizzare in tal modo queste masse tanto vogliose di esplodere? Contesto: tornato nell' università dove insegnava molti anni fa, Ratzinger discorre su Dio e ragione. Per mostrarne la vicinanza, tira in ballo spesso il pensiero greco che sulla ragione è fondato e così arriva a chi fonde pensare ellenico e fede cattolica, un imperatore bizantino: Manuele II Paleologo, impegnato costantemente nella guerra contro gli ottomani per dare pochi altri anni di vita all' impero di Costantinopoli. Cita un suo dialogo filosofico con un persiano musulmano nel quale dimostra l' insensatezza e l'irragionevolezza appunto della conversione portata con la forza e della guerra santa in generale, anche alla luce del primo insegnamento di Maometto contrario a queste pratiche. Quando ho iniziato a scrivere questo post, intendevo citare pezzi del discorso del Papa, ma mi sono reso conto che l'avrei snaturato, proprio come hanno fatto i media. Facciamo dunque qualcosa di serio e leggiamone almeno la prima parte, dato che solo in quella si parla di Islam, direttamente dal testo originale:
La principale frase incriminata è questa, di Manuele II Paleologo, che lo stesso Benedetto definisce sorprendentemente brusca e pesante:
"Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava".
Insomma, il Papa usa questa frase nel contesto del suo discorso, articolatissimo da buon teologo, definendola pure brusca e pesante.
Ma per chi vuole il caos, questo basta. A vedere i tg nostrani sembra che Ratzinger avesse scritto la frase su una bandiera tanto ne andava fiero; figuriamoci le tv arabe e dei paesi islamici. Gli islamici o meglio chi parla senza titolo per loro sono indignati: sono convinti che Benedetto XVI avesse fatto sua la frase di Paleologo, non che l'avesse usata in un ragionamento; così i soliti organizzatori hanno fatto partire le proteste di masse stupide che corrono per le città con cartelli tradotti in un pessimo inglese urlando, minacciando, bruciando bandiere, spaccando tutto. Tutto perchè se loro sono poveri, ignoranti e violenti la colpa è dell' Occidente che li schiavizza, non di quell' Impero ottomano(fra gli altri responsabili), quello che Paleologo combatteva, che mentre noi ci innalzavamo con il Rinascimento rimaneva indietro e perdeva il treno della modernità, pensando solo ad espandersi. Quello che mi preoccupa non è che questi cretini marcino e urlino, ma che la parte maggiore del mondo musulmano (quella che non vediamo), recepisca anch'essa il discorso del Papa come un' offesa, grazie ai media non solo arabi ma anche occidentali che più forte possibile ci remano contro e così si unisca alla causa dei loro cugini cretini. Potrebbe aprirsi veramente la prospettiva di un attacco dell' Islam più violento e fanatico contro il Cristianesimo, con i risultati che immaginiamo. Il Papa, dal canto suo, non ha colpe se non di essere stato citato in cattiva fede. Ma questo Pontefice sa di avere un ruolo centrale nel grande scontro dei nostri tempi e forse il suo posto, seppur giustamente da uomo di pace, l'ha già scelto. Se vogliamo, è possibile ipotizzare che un affondo Benedetto volesse farlo con quel discorso: un affondo non legittimo ma addirittura necessario, quello contro la Jihad, la guerra santa islamica. E a tutti quelli che oggi storgono il naso dicendo "se la poteva risparmiare", chiediamogli se hanno il coraggio di prendere anche la difesa della Jihad, e chiediamogli che gente è quella che si indigna perchè un uomo intelligente gli ha criticato la "loro" guerra santa.

mercoledì, settembre 13, 2006

Siria, una mano tesa e l' altra armata?

Strane coincidenze in Siria. Lo stato mediorientale versa in una situazione non facile: prima di tutto la questione Libano, con l' intera comunità internazionale a conoscenza dei suoi tentativi di stroncarne le legittime pulsioni indipendentiste prima con l'assassinio di Hariri, poi con quello fallito poche ore fa contro chi su quell'assassinio investigava; l'ostilità dell' Occidente e soprattutto degli Stati Uniti per via della sua connivenza con i terroristi iracheni e il chiaro supporto a Hezbollah (che però risponde a un altro padrone) e a cui passa armi attraverso il confine sirio-libanese con l' UNIFIL che vorrebbe(?) impedirlo; la sua alleanza con l' Iran, paese troppo integralista per una Siria laica e soprattutto destinato a un ruolo estremamente importante, le cui mire da potenza regionale e nucleare potrebbero scandalizzare il meno ambizioso governo di Assad; ultimo, la sua impostazione laica baathista si vede minacciata in un Medio Oriente dove le masse fanatiche alzano sempre più la testa. Così ieri un presunto attentato di Al-Qaeda viene sventato contro l'ambasciata statunitense a Damasco e gli americani si trovano improvvisamente ad essere debitori dello stato mezzo-canaglia.
Ma visto che va di moda il complottismo e la leadership siriana pare ancora più subdola della malvagia amministrazione neocon possiamo avanzare qualche dubbio, anche se solo di dubbi si tratta. Primo: come dice Walid Phares sul Counterterrorism Blog(
http://counterterrorismblog.org), ci sono valide fonti secondo le quali l'attentato di Damasco sia di mano siriana. O almeno, un attentato non ostacolato dai servizi segreti fino all'ultimo, per avere l' effetto scena. Secondo, mettiamoci nella testa di al-Qaeda: che bisogno ci sarebbe di attaccare gli Stati Uniti in Siria, peraltro in un' ambasciata la cui rappresentanza è ridotta al minimo a causa degli attriti passati fra i due paesi, sapendo che questo potrebbe farli riavvicinare? Analizzando l' attentato, viene il dubbio che un attacco con arma da fuoco contro un' edificio e poi l' esplosione mancata di un' autobomba non siano nel classico stile Al-Qaeda. Terzo: se ci mettiamo nei panni dei siriani, la posizione è: "Americani, i terroristi vi possono attaccare ma noi vi possiamo proteggere. Naturalmente in cambio di qualcosa". Qualcosa che potrebbe essere niente truppe UNIFIL sul confine con il Libano come molti altri vantaggi. Insomma, lo stato di Assad ha guadagnato molto da questo attentato, soprattutto in questo momento difficile. Qualcuno potrebbe dire che la Siria stia cercando di riavvicinarsi all' Occidente per tirarsi fuori dal turbinio nel quale è finita, ma farlo con un finto attentato -con morti veri, attenti- e attraverso servizi segreti i quali precedenti includono l' assassinio di Hariri e altre trovate del genere non è molto apprezzabile. Si può supporre allora che la Siria cerchi semplicemente di risollevarsi dal suo incastro geopolitico con questa manovra, sicuramente efficace nel brevissimo periodo, ma poco edificante. Il ruolo di questo attore sulla scena mediorientale è tutto ancora da definirsi, ma sembra difficile che potrà o vorrà defilarsi dai giochi che vi vedremo.

lunedì, settembre 11, 2006

11 Settembre

Undici Settembre. Da una data è diventato un nome, un concetto, un muro divisorio fra il ieri e il domani. Non è stato solo una orribile tragedia, è stato il giorno in cui è cominciata la guerra dei nostri tempi. E quando quegli aerei squarciarono le Torri di New York, il Pentagono e un campo in Pennsylvania, tutti sentimmo che molte cose sarebbero cambiate. Qualcuno alzò la testa e capì che bisognava prepararsi a tempi difficili e a grandi battaglie, qualcuno la abbassò, sperando che tutto potesse rimanere relativamente calmo e tranquillo, per poi essere scosso e svegliato bruscamente da altri squarci in altre città del mondo, qualcuno non l'ha mai alzata e ancora si illude che in fondo non stia succedendo niente. Qualcun' altro, poi, l'ha tenuta bassa, ma in mente sua aveva capito cosa stava e sta succedendo e non voleva altro che trarne vantaggio. In cinque anni da quel giorno abbiamo avuto altri attentati, nuove guerre, nuovi nemici, qualche nuovo alleato, tutto in un contesto più grande che non tutti riescono ancora a cogliere. Il denominatore che collega Kabul a Baghdad e a Londra, Madrid, New York, Washington, Bali, Cecenia e chi più ne ha più ne metta è uno solo. E' il nemico contro cui combattiamo, o combattono, a seconda dei punti di vista. Il nemico, diciamolo apertamente, perchè molti sono timidi e ritrosi a dirlo, è l' Islam radicale. L' Islam radicale che abitava comodamente a Kabul, che colpiva a Londra e Madrid, come a Beslan o Bali, è lo stesso che cinque anni fa lanciò i quattro aerei contro l' America. Siamo chiari, se no si rischia di scagliarsi contro chi non c'entra: l' Islam radicale non è tutto l' Islam, è quella parte del popolo islamico che prende il Corano molto più che alla lettera, che rende violenta una religione e poi si proclama purista mentre tutti gli altri sono o infedeli o islamici corrotti. Non si sa quanto sia consistente questa parte del popolo musulmano, c'è chi dice che fra terroristi, fiancheggiatori, supporters e simpatizzanti dell'integralismo si arrivi al 15% del miliardo e qualcosa di musulmani. Potrebbero anche essere molti di più o molti di meno, non si sa, ma si sa che seppur minoranza (piuttosto cospiqua) nel mondo islamico riescono a far sentire la propria voce - e le proprie unghie - molto più del resto di quel miliardo e qualcosa. Si fingono portavoce e guerrieri per l'intero popolo musulmano e così, guidati dal loro odio per l'occidente, il suo popolo, la sua cultura, la sua scienza e le sue religioni cristiane e ebrea, impugnano il Corano e lo usano come un'arma, volendo convincere che quel libro obblighi qualunque buon musulmano a portare la sua religione e il suo sistema di vita in TUTTO il mondo sparando e facendosi esplodere. L' obiettivo di questi lucidi e violenti fanatici è quello di cacciare ogni forma di libertà e progresso dalle loro terre per poi formare sul mondo intero un nuovo impero islamico, il Califfato mondiale, dato che Allah secondo loro vuole questo. Sembra un Signore degli Anelli in chiave Neocon, ma leggete i proclami degli estremisti e capirete. E' molto potente il nostro nemico. Ha mujahideen pronti a morire, milizie armatissime, grandi masse, anche alcuni stati nel suo controllo. Ha una grossa quinta colonna proprio in casa nostra che noi lasciamo indisturbata, anzi a volta aiutiamo per paura di sembrare razzisti. Lo troviamo in forme diverse in posti diversi ed è abile perchè ci conosce molto bene. Ha la capacità di portare a sè molte persone, scaricando sul ricco Occidente la colpa dei loro disagi e della loro povertà, che sono stati invece genuinamente causati dai fallimenti storici dei suoi leaders. E il potente, glorioso e lucente Occidente, faro del progresso umano da migliaia di anni, come risponde a questo tenace, crudele e astuto nemico? Una parte si è mossa. Quella colpita per prima, quella più libera e coraggiosa nel cuore, ha risposto con orgoglio. L' America ha colpito i nostri nemici, a volte sbagliando, a volte dividendosi sui metodi e su questioni importanti, ma è stata sempre risoluta e unita nel sapere di dover rispondere. Anche per conto di chi, sebbene poi colpito, ha preferito tacere e tapparsi le orecchie, fingendo che nulla fosse successo e che tutto poteva restare com'era cinque anni e un giorno fa. Il Vecchio Continente si è dimostrato davvero vecchio e di una vecchiaia poco dignitosa. Piuttosto che colpire anch'esso il nemico ha preferito cercare una via di mezzo, ha rinunciato alla possibilità di togliere di mezzo un'ideologia che non ha niente da invidiare a fascismo e comunismo(da noi è ampiamente accettato) e liberare un miliardo e passa di persone da una loro minoranza che li opprime e che a loro nome vuole farci fuori. Così per la quarta volta in meno di un secolo la nostra salvezza cercano di gestirla gli Stati Uniti, dopo la Prima Guerra mondiale, la Seconda Guerra mondiale e la Guerra Fredda. Si, gli Stati Uniti che furono colpiti cinque anni fa. Resisti America, forse un giorno sapremo difenderci anche noi. Sperando che non sia troppo tardi.

Si inizia.

Comincia oggi questa mia avventura nell'universo dei blog e soprattutto nel caotico mondo delle opinioni. Prima di tutto bisogna rispondere a qualche domanda..Di che parla questo blog? Questo blog esprimerà le mie opinioni sulle notizie che recepiamo (o no) ogni giorno e, siamo onesti, parlerà soprattutto di politica, più internazionale che nazionale forse, data la mia vocazione, ma in questi tempi che io ritengo cruciali nella nostra storia penso di dover dare la mia opinione - e ascoltare quella degli altri - su quel che succede, e di cose ne succedono. Dopotutto, è solo l'opinione di un ragazzo poco più che ventenne che ha tanta voglia di commentare e discutere(se volete sapere di più sul ragazzo ventenne, c'è il mio profilo qui di fianco). Avanti con le domande. Con che idee scriverai, Simon? Scrivo con le mie idee, naturalmente. Se volete saperlo, queste idee sono generalmente simili a quelle che vengono chiamate di centrodestra, ma non mi inquadro in uno schieramento, spesso apprezzo anche cose che di centrodestra non sono. Cercherò di scrivere con la ragione e a volte anche con il cuore, usando la ragione per capire e giudicare le cose e il cuore - con moderazione - per lasciar trasparire quel che provo. Voglio e vorrò un blog che non sia condivisibile solo da gente di una certa opinione.
Da dove viene il nome del blog? Mi è venuto un giorno, c'è un significato, ma lo spiegherò eventualmente più avanti.
Perchè partire proprio l' 11 Settembre? Essenzialmente, era da un po' di tempo che volevo iniziare questo blog, ma proprio in questo giorno MOLTO significativo ho trovato la spinta emotiva per farlo. Immaginate perchè anche leggendo il mio primo post, che segue. Se mi verranno -o se vi venissero- altre domande sul blog a cui rispondere, risponderò qui. Ora cominciamo a scrivere.