mercoledì, settembre 20, 2006

Su Oriana Fallaci

Quella che è scomparsa pochi giorni fa era una grande donna e una grande giornalista, che diceva quello che pensava con un vigore unico. Ho avuto la possbilità di conoscerla solo dopo l'11 settembre, data prima della quale non sapevo neanche chi fosse. Il suo primo articolo sul Corriere mi colpì fortemente, tanto che mi mangiai il primo libro e i due successivi. Il giudizio si Oriana Fallaci era destinato a dividere su molte cose, ma su molte di più nessuno dovrebbe avere dubbi. Primo: la sua schiettezza. In un mondo tristemente racchiuso dal politically correct, questa donna ha detto senza problemi quel che pensava, senza timore di poter colpire la sensibilità di questo o quall'altro, senza cercare di costringersi nelle mura del conformismo buonista di oggi, senza quel formalismo nella scrittura che spesso rovina i libri italiani. Secondo: ha avuto dignità nella vita e davanti alle disgrazie, inclusa la sua ultima battaglia contro il cancro. Terzo e forse la cosa più importante: ha difeso strenuamente i valori e dei meriti dell' Occidente, in tempi in cui sembra che la nostra civiltà abbia fatto solo cose di cui vergognarsi. Voleva svegliare l'Occidente, chiuso nella sua goduria e nella sua relativa tranquillità, fargli capire che siamo minacciati e da cosa siamo minacciati. Solo per questo bisognerebbe stimarla. Se parliamo poi della sua visione dell' Islam, qui non tutto è condivisibile. L' idea che mi sono fatto è che la Fallaci vedesse in questa religione un credo che pone ogni fedele in obbligo di armarsi e combattere per convertire il resto del mondo e nel popolo che la confessa una massa pronta a metterla in atto. Non penso sia vero, almeno non del tutto. Ha ragione la Fallaci quando spinge a combattere chi ci odia e fermare chi da casa nostra vuole vederci distrutti. Penso però che chi in malafede usa l' Islam per scagliare i fedeli ignoranti contro di noi trovi spesso gente disposto a seguirlo, ma molti di più (meno potenti e meno visibili però, ahimè) non prendono questa religione come un invito alla Jihad e la praticano in modo tranquillo. C'è da sperare che sul mondo musulmano non avesse ragione, altrimenti possiamo direttamente spararci in testa. Lei stessa diceva apertamente nell' ultimo libro che non offriva soluzioni per quello che sta succedendo, non ne vedeva nemmeno. Soluzioni ce ne sono, manca chi è disposto ad applicarle, chi ha le palle, come diceva lei, per farlo. Resta alla storia una grande donna e una grande scrittrice, amata e rispettata da molti, odiata e criticata da altri che non vogliono vedere la verità. Ha cercato di scuoterci, ha scosso tutti, ha fatto ragionare molti, ha convinto qualcuno e forse quando tutto questo finirà ringrazieremo anche lei.

domenica, settembre 17, 2006

Le parole del Papa.

C'era da immaginarselo, che appena Benedetto avesse parlato con un minimo accento di critica dell' Islam si sarebbe sollevato del trambusto. Come per le vignette di qualche mese fa, le proteste islamiche si stanno accendendo dovunque possano accendersi, indignate perchè un infedele e per giunta il Papa ha parlato di Maometto. Ma cosa c'era di offensivo nei discorsi di Benedetto per aizzare in tal modo queste masse tanto vogliose di esplodere? Contesto: tornato nell' università dove insegnava molti anni fa, Ratzinger discorre su Dio e ragione. Per mostrarne la vicinanza, tira in ballo spesso il pensiero greco che sulla ragione è fondato e così arriva a chi fonde pensare ellenico e fede cattolica, un imperatore bizantino: Manuele II Paleologo, impegnato costantemente nella guerra contro gli ottomani per dare pochi altri anni di vita all' impero di Costantinopoli. Cita un suo dialogo filosofico con un persiano musulmano nel quale dimostra l' insensatezza e l'irragionevolezza appunto della conversione portata con la forza e della guerra santa in generale, anche alla luce del primo insegnamento di Maometto contrario a queste pratiche. Quando ho iniziato a scrivere questo post, intendevo citare pezzi del discorso del Papa, ma mi sono reso conto che l'avrei snaturato, proprio come hanno fatto i media. Facciamo dunque qualcosa di serio e leggiamone almeno la prima parte, dato che solo in quella si parla di Islam, direttamente dal testo originale:
La principale frase incriminata è questa, di Manuele II Paleologo, che lo stesso Benedetto definisce sorprendentemente brusca e pesante:
"Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava".
Insomma, il Papa usa questa frase nel contesto del suo discorso, articolatissimo da buon teologo, definendola pure brusca e pesante.
Ma per chi vuole il caos, questo basta. A vedere i tg nostrani sembra che Ratzinger avesse scritto la frase su una bandiera tanto ne andava fiero; figuriamoci le tv arabe e dei paesi islamici. Gli islamici o meglio chi parla senza titolo per loro sono indignati: sono convinti che Benedetto XVI avesse fatto sua la frase di Paleologo, non che l'avesse usata in un ragionamento; così i soliti organizzatori hanno fatto partire le proteste di masse stupide che corrono per le città con cartelli tradotti in un pessimo inglese urlando, minacciando, bruciando bandiere, spaccando tutto. Tutto perchè se loro sono poveri, ignoranti e violenti la colpa è dell' Occidente che li schiavizza, non di quell' Impero ottomano(fra gli altri responsabili), quello che Paleologo combatteva, che mentre noi ci innalzavamo con il Rinascimento rimaneva indietro e perdeva il treno della modernità, pensando solo ad espandersi. Quello che mi preoccupa non è che questi cretini marcino e urlino, ma che la parte maggiore del mondo musulmano (quella che non vediamo), recepisca anch'essa il discorso del Papa come un' offesa, grazie ai media non solo arabi ma anche occidentali che più forte possibile ci remano contro e così si unisca alla causa dei loro cugini cretini. Potrebbe aprirsi veramente la prospettiva di un attacco dell' Islam più violento e fanatico contro il Cristianesimo, con i risultati che immaginiamo. Il Papa, dal canto suo, non ha colpe se non di essere stato citato in cattiva fede. Ma questo Pontefice sa di avere un ruolo centrale nel grande scontro dei nostri tempi e forse il suo posto, seppur giustamente da uomo di pace, l'ha già scelto. Se vogliamo, è possibile ipotizzare che un affondo Benedetto volesse farlo con quel discorso: un affondo non legittimo ma addirittura necessario, quello contro la Jihad, la guerra santa islamica. E a tutti quelli che oggi storgono il naso dicendo "se la poteva risparmiare", chiediamogli se hanno il coraggio di prendere anche la difesa della Jihad, e chiediamogli che gente è quella che si indigna perchè un uomo intelligente gli ha criticato la "loro" guerra santa.

mercoledì, settembre 13, 2006

Siria, una mano tesa e l' altra armata?

Strane coincidenze in Siria. Lo stato mediorientale versa in una situazione non facile: prima di tutto la questione Libano, con l' intera comunità internazionale a conoscenza dei suoi tentativi di stroncarne le legittime pulsioni indipendentiste prima con l'assassinio di Hariri, poi con quello fallito poche ore fa contro chi su quell'assassinio investigava; l'ostilità dell' Occidente e soprattutto degli Stati Uniti per via della sua connivenza con i terroristi iracheni e il chiaro supporto a Hezbollah (che però risponde a un altro padrone) e a cui passa armi attraverso il confine sirio-libanese con l' UNIFIL che vorrebbe(?) impedirlo; la sua alleanza con l' Iran, paese troppo integralista per una Siria laica e soprattutto destinato a un ruolo estremamente importante, le cui mire da potenza regionale e nucleare potrebbero scandalizzare il meno ambizioso governo di Assad; ultimo, la sua impostazione laica baathista si vede minacciata in un Medio Oriente dove le masse fanatiche alzano sempre più la testa. Così ieri un presunto attentato di Al-Qaeda viene sventato contro l'ambasciata statunitense a Damasco e gli americani si trovano improvvisamente ad essere debitori dello stato mezzo-canaglia.
Ma visto che va di moda il complottismo e la leadership siriana pare ancora più subdola della malvagia amministrazione neocon possiamo avanzare qualche dubbio, anche se solo di dubbi si tratta. Primo: come dice Walid Phares sul Counterterrorism Blog(
http://counterterrorismblog.org), ci sono valide fonti secondo le quali l'attentato di Damasco sia di mano siriana. O almeno, un attentato non ostacolato dai servizi segreti fino all'ultimo, per avere l' effetto scena. Secondo, mettiamoci nella testa di al-Qaeda: che bisogno ci sarebbe di attaccare gli Stati Uniti in Siria, peraltro in un' ambasciata la cui rappresentanza è ridotta al minimo a causa degli attriti passati fra i due paesi, sapendo che questo potrebbe farli riavvicinare? Analizzando l' attentato, viene il dubbio che un attacco con arma da fuoco contro un' edificio e poi l' esplosione mancata di un' autobomba non siano nel classico stile Al-Qaeda. Terzo: se ci mettiamo nei panni dei siriani, la posizione è: "Americani, i terroristi vi possono attaccare ma noi vi possiamo proteggere. Naturalmente in cambio di qualcosa". Qualcosa che potrebbe essere niente truppe UNIFIL sul confine con il Libano come molti altri vantaggi. Insomma, lo stato di Assad ha guadagnato molto da questo attentato, soprattutto in questo momento difficile. Qualcuno potrebbe dire che la Siria stia cercando di riavvicinarsi all' Occidente per tirarsi fuori dal turbinio nel quale è finita, ma farlo con un finto attentato -con morti veri, attenti- e attraverso servizi segreti i quali precedenti includono l' assassinio di Hariri e altre trovate del genere non è molto apprezzabile. Si può supporre allora che la Siria cerchi semplicemente di risollevarsi dal suo incastro geopolitico con questa manovra, sicuramente efficace nel brevissimo periodo, ma poco edificante. Il ruolo di questo attore sulla scena mediorientale è tutto ancora da definirsi, ma sembra difficile che potrà o vorrà defilarsi dai giochi che vi vedremo.

lunedì, settembre 11, 2006

11 Settembre

Undici Settembre. Da una data è diventato un nome, un concetto, un muro divisorio fra il ieri e il domani. Non è stato solo una orribile tragedia, è stato il giorno in cui è cominciata la guerra dei nostri tempi. E quando quegli aerei squarciarono le Torri di New York, il Pentagono e un campo in Pennsylvania, tutti sentimmo che molte cose sarebbero cambiate. Qualcuno alzò la testa e capì che bisognava prepararsi a tempi difficili e a grandi battaglie, qualcuno la abbassò, sperando che tutto potesse rimanere relativamente calmo e tranquillo, per poi essere scosso e svegliato bruscamente da altri squarci in altre città del mondo, qualcuno non l'ha mai alzata e ancora si illude che in fondo non stia succedendo niente. Qualcun' altro, poi, l'ha tenuta bassa, ma in mente sua aveva capito cosa stava e sta succedendo e non voleva altro che trarne vantaggio. In cinque anni da quel giorno abbiamo avuto altri attentati, nuove guerre, nuovi nemici, qualche nuovo alleato, tutto in un contesto più grande che non tutti riescono ancora a cogliere. Il denominatore che collega Kabul a Baghdad e a Londra, Madrid, New York, Washington, Bali, Cecenia e chi più ne ha più ne metta è uno solo. E' il nemico contro cui combattiamo, o combattono, a seconda dei punti di vista. Il nemico, diciamolo apertamente, perchè molti sono timidi e ritrosi a dirlo, è l' Islam radicale. L' Islam radicale che abitava comodamente a Kabul, che colpiva a Londra e Madrid, come a Beslan o Bali, è lo stesso che cinque anni fa lanciò i quattro aerei contro l' America. Siamo chiari, se no si rischia di scagliarsi contro chi non c'entra: l' Islam radicale non è tutto l' Islam, è quella parte del popolo islamico che prende il Corano molto più che alla lettera, che rende violenta una religione e poi si proclama purista mentre tutti gli altri sono o infedeli o islamici corrotti. Non si sa quanto sia consistente questa parte del popolo musulmano, c'è chi dice che fra terroristi, fiancheggiatori, supporters e simpatizzanti dell'integralismo si arrivi al 15% del miliardo e qualcosa di musulmani. Potrebbero anche essere molti di più o molti di meno, non si sa, ma si sa che seppur minoranza (piuttosto cospiqua) nel mondo islamico riescono a far sentire la propria voce - e le proprie unghie - molto più del resto di quel miliardo e qualcosa. Si fingono portavoce e guerrieri per l'intero popolo musulmano e così, guidati dal loro odio per l'occidente, il suo popolo, la sua cultura, la sua scienza e le sue religioni cristiane e ebrea, impugnano il Corano e lo usano come un'arma, volendo convincere che quel libro obblighi qualunque buon musulmano a portare la sua religione e il suo sistema di vita in TUTTO il mondo sparando e facendosi esplodere. L' obiettivo di questi lucidi e violenti fanatici è quello di cacciare ogni forma di libertà e progresso dalle loro terre per poi formare sul mondo intero un nuovo impero islamico, il Califfato mondiale, dato che Allah secondo loro vuole questo. Sembra un Signore degli Anelli in chiave Neocon, ma leggete i proclami degli estremisti e capirete. E' molto potente il nostro nemico. Ha mujahideen pronti a morire, milizie armatissime, grandi masse, anche alcuni stati nel suo controllo. Ha una grossa quinta colonna proprio in casa nostra che noi lasciamo indisturbata, anzi a volta aiutiamo per paura di sembrare razzisti. Lo troviamo in forme diverse in posti diversi ed è abile perchè ci conosce molto bene. Ha la capacità di portare a sè molte persone, scaricando sul ricco Occidente la colpa dei loro disagi e della loro povertà, che sono stati invece genuinamente causati dai fallimenti storici dei suoi leaders. E il potente, glorioso e lucente Occidente, faro del progresso umano da migliaia di anni, come risponde a questo tenace, crudele e astuto nemico? Una parte si è mossa. Quella colpita per prima, quella più libera e coraggiosa nel cuore, ha risposto con orgoglio. L' America ha colpito i nostri nemici, a volte sbagliando, a volte dividendosi sui metodi e su questioni importanti, ma è stata sempre risoluta e unita nel sapere di dover rispondere. Anche per conto di chi, sebbene poi colpito, ha preferito tacere e tapparsi le orecchie, fingendo che nulla fosse successo e che tutto poteva restare com'era cinque anni e un giorno fa. Il Vecchio Continente si è dimostrato davvero vecchio e di una vecchiaia poco dignitosa. Piuttosto che colpire anch'esso il nemico ha preferito cercare una via di mezzo, ha rinunciato alla possibilità di togliere di mezzo un'ideologia che non ha niente da invidiare a fascismo e comunismo(da noi è ampiamente accettato) e liberare un miliardo e passa di persone da una loro minoranza che li opprime e che a loro nome vuole farci fuori. Così per la quarta volta in meno di un secolo la nostra salvezza cercano di gestirla gli Stati Uniti, dopo la Prima Guerra mondiale, la Seconda Guerra mondiale e la Guerra Fredda. Si, gli Stati Uniti che furono colpiti cinque anni fa. Resisti America, forse un giorno sapremo difenderci anche noi. Sperando che non sia troppo tardi.

Si inizia.

Comincia oggi questa mia avventura nell'universo dei blog e soprattutto nel caotico mondo delle opinioni. Prima di tutto bisogna rispondere a qualche domanda..Di che parla questo blog? Questo blog esprimerà le mie opinioni sulle notizie che recepiamo (o no) ogni giorno e, siamo onesti, parlerà soprattutto di politica, più internazionale che nazionale forse, data la mia vocazione, ma in questi tempi che io ritengo cruciali nella nostra storia penso di dover dare la mia opinione - e ascoltare quella degli altri - su quel che succede, e di cose ne succedono. Dopotutto, è solo l'opinione di un ragazzo poco più che ventenne che ha tanta voglia di commentare e discutere(se volete sapere di più sul ragazzo ventenne, c'è il mio profilo qui di fianco). Avanti con le domande. Con che idee scriverai, Simon? Scrivo con le mie idee, naturalmente. Se volete saperlo, queste idee sono generalmente simili a quelle che vengono chiamate di centrodestra, ma non mi inquadro in uno schieramento, spesso apprezzo anche cose che di centrodestra non sono. Cercherò di scrivere con la ragione e a volte anche con il cuore, usando la ragione per capire e giudicare le cose e il cuore - con moderazione - per lasciar trasparire quel che provo. Voglio e vorrò un blog che non sia condivisibile solo da gente di una certa opinione.
Da dove viene il nome del blog? Mi è venuto un giorno, c'è un significato, ma lo spiegherò eventualmente più avanti.
Perchè partire proprio l' 11 Settembre? Essenzialmente, era da un po' di tempo che volevo iniziare questo blog, ma proprio in questo giorno MOLTO significativo ho trovato la spinta emotiva per farlo. Immaginate perchè anche leggendo il mio primo post, che segue. Se mi verranno -o se vi venissero- altre domande sul blog a cui rispondere, risponderò qui. Ora cominciamo a scrivere.