martedì, giugno 26, 2007

Unifil, solo un bersaglio

Già dall' inizio l' idea di inviare le forze Onu in Libano poteva essere carica di dubbi: le condizioni in cui si sarebbe trovata, la sua distribuzione sul territorio, soprattutto la suà utilità e il suo fine. Che portasse la pace, sembrava strano. Al massimo poteva portare quella stasi che piace tanto alla sinistra, ovvero la situazione in cui i seguenti soggetti:
a)Stati Uniti d' America b)Israele c)occasionali alleati dei primi due
non aprono il fuoco. Ma la pace vera no, perchè dal momento che la guerra di Hezbollah contro Israele può terminare solo con la sconfitta del primo o la distruzione del secondo, questo corpo di pace, non volendo disarmare Hezbollah, non avrebbe influito. Oppure l' avrebbe fatto negativamente. Non è un caso infatti che i guerriglieri finanziati dall' Iran fossero felicissimi dell' arrivo dell' Unifil: così avrebbero potuto fare quel cavolo che gli pareva senza che quei rompiscatole di Israele intervenissero, come ad esempio prendere soldi da Ahmadinejad, riarmarsi, cercare di prendere il potere dalle mani del primo ministro Siniora. Così le truppe dell' Onu, fatte da bravi soldati che non sapevano (non lo sa nessuno) che cosa andassero a fare a parte l' importante ma non fondamentale lavoro umanitario, si sono trovate nella bizzarra situazione di difendere HEZBOLLAH DA ISRAELE. Spesso i francesi e gli ebrei sono stati a un passo dal venire alle mani, quando gli israeliani cercavano di impedire che Hezbollah ricostruisse le fortificazioni al confine. Così quella pubblicizzata come la grande mossa dell' Europa unita e del governo Prodi è stata quella di mandare migliaia di truppe a difendere un' organizzazione terrorista da uno stato libero, attaccato e odiato da gran parte dei suoi vicini, che inoltre è anche l' unico stato libero della regione. Ma noi ci siamo andati lo stesso, ora ci troviamo lì e la situazione peggiora. Al Qaeda ha attaccato gli spagnoli, ai quali ritirarsi dall' Iraq a quanto pare non è servito a difendersi dai terroristi (ma va là?) e potrebbe farlo anche con noi o con i francesi. La forza Unifil sta diventando un bersaglio, utile a molte parti per scopi politici o militari. Ma ora che i soldati sono già giù, cosa si può fare? Non facciamo come i sinistroidi, che vogliono il ritiro delle truppe dai posti a loro politicamente scomodi. Mandare l' Unifil in Libano a quelle condizioni è stato un grosso errore, ma ritirarsi ora sarebbe una figuraccia enorme davanti all' intero Medio Oriente. Non si può continuare così, ad ogni modo: la forza Onu potrebbe entro quest' estate diventare strumento del gioco politico e bersaglio di Al Qaeda, che cerca di sfruttare l' instabilità del Libano, oppure ostaggio di Hezbollah, che dati i suoi numeri, l' armamento fresco ricevuto dall' Iran e la padronanza del territorio potrebbe mettere a serio rischio tutti i diecimila europei. Qualunque mossa si farà sarà dolorosa comunque: si potrebbe decidere disarmare Hezbollah, ma sarebbe veramente un processo sanguinoso, che richiederebbe più uomini e l' appoggio di Israele e del governo libanese, uno sforzo troppo pesante per la rimbambita Europa. Ci si potrebbe impegnare ad aiutare l' esercito libanese ad arginare al Qaeda e i suoi affiliati, che sono in crescita nella zona e potrebbero scaldare l' estate con i propri attentati, questo sarebbe meno difficile. Qualsiasi alternativa si scelga, non c' è una strada facile, ce le siamo tutte giocate andando in Libano senza una missione precisa.

sabato, giugno 23, 2007

La battaglia d' Iraq

Naturalmente passa in sordina, ma in questi giorni in Iraq si sta svolgendo l' operazione con il maggior coinvolgimento di truppe dall' invasione del 2003. Dopo aver migliorato la situazione a Baghdad, le forze della Coalizione si concentrano sulla pulizia delle "Belts", tutta la zona, di raggio di una centinaia di chilometri, che circonda la capitale. Qui dopo l' inizio dell' operazione "Stabilire l' ordine" a Febbraio si è rifugiato il nemico, lasciando buona parte delle sue basi a Baghdad. Chi è questo nemico? Da una parte Al Qaeda, che continua a colpire duro con i suoi attentati grazie alla sua natura agile e sfuggevole ma che, dopo aver perso la provincia occidentale di Al Anbar in seguito alla ribellione delle tribù sunnite che aveva cercato di sottomettere all' islamismo più cattivo, ha subito un grave colpo. Dall' altra parte ci sono le milizie sciite di Muqtad al Sadr, legato a doppio nodo con gli iraniani, che dopo essere tornato da Teheran dove era fuggito ha ritrovato il suo esercito del Mahdi, originalmente potente, spezzato in due fra chi gli è ancora fedele e chi pensa invece di collaborare con il governo iracheno; questa formazione resta comunque ancora preoccupante per via delle forte presa che ha soprattutto sulle zone meridionali del paese (noi italiani, che eravamo a Nassiriya, sappiamo qualcosa dei rapporti con l' esercito del Mahdi che spesso non ha esitato a spararci contro). Ci sono poi le organizzazioni clandestine iraniane che supportano al Sadr o spesso svolgono operazioni autonome e sono formate da agenti di Ahmadinejad, con l' esplicito compito di scatenare caos in Iraq. Questi sono i tre principali tipi di nemici che si possono incontrare oggi. Le formazioni sunnite non integraliste, ex baathiste, si sono in gran parte ribellate ad Al Qaeda e vengono inglobate nell' esercito e nella polizia locali. Esiste poi una galassia di forze antigovernative, religiose e laiche e via dicendo, ma sono in ruolo secondario nella situazione attuale.
Per eliminare le forze nemiche nelle belts scatta così quella che viene denominata la battaglia d' Iraq, che si divide in operazioni differenti: Arrowhead Ripper, quella meno ignorata dai media, agisce nella regione di Diyala a nord est di Baghdad, in particolare nella città di Baqubah che Al Qaeda aveva eletto a capitale del suo virtuale "Stato Islamico d' Iraq". Qui i terroristi hanno approntato solide postazioni difensive, dal momento che sapevano che prima o poi l' attacco sarebbe cominciato. Il comando alleato prevede di ripulire la città, dopo aver soppresso le solide postazioni difensive nemiche, appostando forze per bloccare le vie d' uscita, in modo da chiudere in trappola i terroristi. L' operazione potrebbe richiedere vari mesi e alla fine ci si aspetta che la regione di Diyala non offra più un valido rifugio ad Al Qaeda, costringendola a spostarsi più lontano dalla capitale e ad esporsi per farlo.
Marne Torch e Commando Eagle sono le operazioni che si svolgono a sud della capitale, nella zona di Arab Jabour e in quella di Mahmudiyah, nel "Triangolo della morte", mentre si ha un altro impiego di truppe a Al Anbar, per eliminare le ultime presenze di Al Qaeda nella zona, in una operazione il cui nome non è stato ancora rilasciato.
Inoltre a Baghdad e nel sud dell' Iraq continuano gli attacchi contro le milizie di Al Sadr per ridurre al minimo l' influenza iraniana nel paese.
Il fine di questi movimenti militari è liberare mano a mano l' Iraq dai suoi nemici partendo dalla capitale, il punto più caldo, muovendosi verso l' esterno. I nostri giornali, se mai ne parleranno, diranno che tutto ciò non ha avuto successo perchè i capi dei terroristi prima degli attacchi fuggono, sottraendosi alla Coalizione, ma non capiscono o non vogliono capire che il semplice fatto che se ne vadano è una vittoria in un paese dove le distanze valgono ancora molto, perchè la capacità di agire di Al Qaeda o le scorribande dell' esercito di Al Sadr saranno fortemente ridotte.
Spero che sia un ulteriore passo per la stabilizzazione di questo povero paese.



Come al solito prendo la gran parte delle notizie dal sito del grandioso Bill Roggio e dei suoi colleghi, dal momento che sugli organi normali di stampa preferiscono parlare di Fabrizio Corona.
http://billroggio.com/

giovedì, giugno 07, 2007

Dignità cercasi

Quando vedo quelle faccie simpatiche del governo in televisione, una frase mi balena immediatamente nella testa: "vi prego, ANDATEVENE". La situazione è insopportabile. Quando un paese è "guidato" (parolone) da un governo il cui unico fine è la sopravvivenza e per il quale ogni altro aspetto è da subordinare a questo bisogno, il paese è in mani pessime. Perchè come un uomo che ha paura di tutto e non fa niente per non rischiare questo esecutivo vede, a ragione, una minaccia in ogni mossa, per cui è assolutamente statico. Quando agisce lo fa solo per tenersi in vita, si trova d' accordo solo sui voti che significano sopravvivenza. Sono rimasto allibito da quanto sia difficile trovare su decine di senatori una persona che abbia la dignità di mettere fine a un simile strazio. Contano di più la pensione, che arriva dopo due anni e sei mesi, i privilegi, il potere non utilizzato, quella gradevole sensazione del velluto delle poltrone sotto le natiche. Avranno anche passato il voto di ieri sera, ma ogni giorno di sopravvivenza sprofondano sempre di più, vengono sempre più disprezzati dalla gente, perdono sempre di più la faccia. E' triste che ogni giorno che passa sia anche un giorno perso per mandare avanti l' Italia.