Già dall' inizio l' idea di inviare le forze Onu in Libano poteva essere carica di dubbi: le condizioni in cui si sarebbe trovata, la sua distribuzione sul territorio, soprattutto la suà utilità e il suo fine. Che portasse la pace, sembrava strano. Al massimo poteva portare quella stasi che piace tanto alla sinistra, ovvero la situazione in cui i seguenti soggetti:
a)Stati Uniti d' America b)Israele c)occasionali alleati dei primi due
non aprono il fuoco. Ma la pace vera no, perchè dal momento che la guerra di Hezbollah contro Israele può terminare solo con la sconfitta del primo o la distruzione del secondo, questo corpo di pace, non volendo disarmare Hezbollah, non avrebbe influito. Oppure l' avrebbe fatto negativamente. Non è un caso infatti che i guerriglieri finanziati dall' Iran fossero felicissimi dell' arrivo dell' Unifil: così avrebbero potuto fare quel cavolo che gli pareva senza che quei rompiscatole di Israele intervenissero, come ad esempio prendere soldi da Ahmadinejad, riarmarsi, cercare di prendere il potere dalle mani del primo ministro Siniora. Così le truppe dell' Onu, fatte da bravi soldati che non sapevano (non lo sa nessuno) che cosa andassero a fare a parte l' importante ma non fondamentale lavoro umanitario, si sono trovate nella bizzarra situazione di difendere HEZBOLLAH DA ISRAELE. Spesso i francesi e gli ebrei sono stati a un passo dal venire alle mani, quando gli israeliani cercavano di impedire che Hezbollah ricostruisse le fortificazioni al confine. Così quella pubblicizzata come la grande mossa dell' Europa unita e del governo Prodi è stata quella di mandare migliaia di truppe a difendere un' organizzazione terrorista da uno stato libero, attaccato e odiato da gran parte dei suoi vicini, che inoltre è anche l' unico stato libero della regione. Ma noi ci siamo andati lo stesso, ora ci troviamo lì e la situazione peggiora. Al Qaeda ha attaccato gli spagnoli, ai quali ritirarsi dall' Iraq a quanto pare non è servito a difendersi dai terroristi (ma va là?) e potrebbe farlo anche con noi o con i francesi. La forza Unifil sta diventando un bersaglio, utile a molte parti per scopi politici o militari. Ma ora che i soldati sono già giù, cosa si può fare? Non facciamo come i sinistroidi, che vogliono il ritiro delle truppe dai posti a loro politicamente scomodi. Mandare l' Unifil in Libano a quelle condizioni è stato un grosso errore, ma ritirarsi ora sarebbe una figuraccia enorme davanti all' intero Medio Oriente. Non si può continuare così, ad ogni modo: la forza Onu potrebbe entro quest' estate diventare strumento del gioco politico e bersaglio di Al Qaeda, che cerca di sfruttare l' instabilità del Libano, oppure ostaggio di Hezbollah, che dati i suoi numeri, l' armamento fresco ricevuto dall' Iran e la padronanza del territorio potrebbe mettere a serio rischio tutti i diecimila europei. Qualunque mossa si farà sarà dolorosa comunque: si potrebbe decidere disarmare Hezbollah, ma sarebbe veramente un processo sanguinoso, che richiederebbe più uomini e l' appoggio di Israele e del governo libanese, uno sforzo troppo pesante per la rimbambita Europa. Ci si potrebbe impegnare ad aiutare l' esercito libanese ad arginare al Qaeda e i suoi affiliati, che sono in crescita nella zona e potrebbero scaldare l' estate con i propri attentati, questo sarebbe meno difficile. Qualsiasi alternativa si scelga, non c' è una strada facile, ce le siamo tutte giocate andando in Libano senza una missione precisa.
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