Ci vuole davvero cattivo gusto e una grande dose di malvagità per agire come il presidente iraniano ultimamente. Arrivare il giorno in cui si commemora lo sterminio di milioni di persone a proporre di ripetere il fatto richiede molta cattiveria, un odio profondo, un disprezzo totale per la natura umana. Che poi il resto del mondo senta queste parole e non faccia niente implica una grande stupidità da parte del resto del mondo.
Questo Mahmoud Ahmadinejad, nato nel 1956, prima di diventare il sesto presidente dell' Iran era il sindaco di Teheran e fece capire il personaggio costruendo in città un viale molto largo per prepararla all' arrivo del Mahdi, una figura religiosa cara a molti sciiti che un giorno dovrebbe tornare sulla terra e portarvi pace e giustizia. Di sicuro non parliamo di un moderato. E' questa la caratteristica principale dell' uomo: un fanatismo tremendo affiancato a lucidità ed attenzione che usa abilmente per raggiungere i propri fini. Il suo Iran vuole diventare potenza regionale e spera di farlo inserendosi silenziosamente nei punti caldi del Medio Oriente. Vediamo il Libano, dove la sua Hezbollah cerca di andare al governo, oppure l' Iraq. Teheran invia le proprie truppe scelte per aiutare i fondamentalisti dove questi combattono contro Stati Uniti, Israele, governi locali. Vuole così mettersi a capo della lotta contro gli infedeli e guadagnare un posto da grande, perchè è in grande che pensa. Così grande che adesso vorrebbe sviluppare la bomba atomica. Il momento è dei migliori: caos nella regione, gli Stati Uniti in difficoltà, Israele che sta attenta alla Palestina, l' Europa rimbambita sulle questioni di politica estera e incapace di qualsiasi azione. Così, pur sapendo che tutti sanno, il nostro Ahmadinejad dichiara di volere l' energia nucleare solo per scopi civili e gli europei, che ancora credono nel dialogo, fanno finta di credergli, i russi e i cinesi, suoi grandi alleati contro l' America, danno una mano. A suon di veti di le sanzioni contro l' Iran fanno fatica a passare all' ONU e ogni iniziativa per bloccare la costruzione di armi nucleari viene rallentata dalla macchinosa diplomazia, ogni colloquio viene usato per guadagnare tempo. Così un giorno, mentre saremo ancora qui a dirci che c' è spazio per la mentalità del dialogo amichevole, l' amico Mahmoud ci apparirà in televisione con alle sue spalle le immagini di scienziati in tuta bianca che lavorano freneticamente o che festeggiano e il succo del suo discorso sarà più o meno "Eccomi, ho la bomba atomica. E ora chi ci si oppone? Chi ci ferma dal violare i diritti umani, creare tensione nel Medio Oriente, diventare gli egemoni della regione? Vogliamo parlare anche di Israele?".
Stiamo lasciando che l' Iran, una repubblica teocratica islamica, diventi una potenza nucleare nella zona più calda del mondo e per di più nelle mani di un fanatico con manie di grandezza distruttive. Cosa si può fare per evitare un disastro? Naturale: bisogna fermare Ahmadinejad. Lui vuole cancellare gli altri, noi dobbiamo cancellare lui. Non per forza in modo fisico, ma almeno togliergli una nazione dalle mani, anzi togliere una nazione da un regime che la opprime da troppo. Caduto l' Iran, si risolverebbero molti problemi in Iraq, Hezbollah non avrebbe più il suo finanziatore, avremmo un' altra democrazia in Medio Oriente. Farlo cadere non è facile, di sicuro più difficile che conquistare l' Iraq, ma la stabilizzazione del paese sarebbe meno dolorosa per l' assenza di grosse divisioni interne. Inoltre l' opposizione al regime esiste ed è diffusa ma viene tenuta a bada con metodi repressivi (repressivi è riduttivo, a dir la verità). Quindi con un attacco da fuori o con una insurrezione, o entrambi, si potrebbe eliminare la minaccia. Ma, purtroppo, è molto più probabile che Ahmadinejad ottenga il suo giocattolo prima che qualcun' altro oltre agli Stati Uniti decida di fare qualcosa. A forza di dialogo gli iraniani prenderanno il tempo che serve.
Prendi un fanatico che dice di voler cancellare Israele e lasciagli costruire una bomba atomica. Poi aspetta il risultato. Qui si spera che in realtà Ahmadinejad non sia troppo aggressivo. Per questo è da ricordare che ottantadue anni fa un uomo scriveva in una prigione un libro. In questo era spiegato tutto quello che lui avrebbe fatto una volta ottenuto il potere. Arrivò al comando della Germania e gli altri potenti pensarono e sperarono che alla fine non fosse così pericoloso. Invece Hitler fece tutto o quasi quello che aveva scritto nel libro. Dovremmo imparare dagli errori.
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