Fuoco alle polveri, è cominciata la campagna elettorale. Da una parte Veltroni, dall' altra Silvio, come coprotagonisti quel che resta dei veri comunisti, i piccoli del centro e qualche altro granello di polvere in giro per gli schieramenti. Prima annotazione: invece che ventimila partiti come due anni fa, ora ne abbiamo tre che possano contare, forse quattro se mettiamo insieme Casini, Mastella ed amici. Non si può non notare il miglioramento. Seconda annotazione: per la prima volta da quando esiste la Repubblica, anche se vincesse la sinistra non rischieremmo di avere dei comunisti al governo: nel PD c' è ancora un pezzo di quadro dirigente provieniente dal PCI, ma forse possiamo smetterla con tranquillità di chiamarli comunisti. Anche questo è un miglioramento.
E' tuttavia una gara che comincia in salita per il Partito Democratico, che deve recuperare in immagine e far dimenticare agli elettori di essere stato il primo sostenitore del devastante governo Prodi; Veltroni ha davanti a sè una campagna elettorale all' attacco, dovrà recuperare molti punti di distanza da Berlusconi, ma l' inizio non è stato sbagliato. La sua strategia introduce
praticità e cambiamento, i due cardini della campagna che porterà avanti. Da una parte il dimenticarsi della sua ideologia di provenienza, eliminando ad esempio l' avversione classica verso gli imprenditori, invocando i tagli delle tasse ( e Visco di che partito è?), mettendo l' accento sulla sicurezza; tutti temi non propriamente di sinistra. Dall' altra parte, ha fatto sua la parola d' ordine di Obama Change, cambiamento: si presenta così come il nuovo, colui che prenderà l' Italia così messa male e la farà diventare un paese serio. Una campagna che ha cominciato bene proprio per l' accento sulle questioni pratiche, per l' aver messo in campo subito le proposte, pulite per sua convenienza da ogni ideologia.
Nel campo avverso non c' è stato un inizio ugualmente scintillante. Il Berlusconi che abbiamo visto a Porta a Porta è stato francamente troppo buono, troppo istituzionale, troppo vago. Avere molti punti di vantaggio non è una scusa per farseli mangiare. Alla praticità e spinta di Veltroni, Silvio ma anche Fini dovrebbero rispondere con uguale quantità di progetti, proposte, con più cattiveria, ci vuole il Silvio che abbiamo conosciuto a Vicenza nel 2006, quello che con rabbia ha messo le cose in chiaro e ha fatto morire di paura Prodi e la sua disomogenea compagnia la notte del 9 Aprile. Non c' è bisogno di sentire ancora da parte di Berlusconi, al rispondere ad ogni domanda sul futuro governo, che il lavoro è difficile perchè Prodi ha fatto molti danni. Ci vuole positività, quella che lo ha portato con un sogno a vincere nel 2001. Quindi subito fuori il programma, esporre costantemente le proposte, dimostrare che le nostre idee funzionerebbero di più, dare una visione dell' Italia che sia forte almeno quanto il Change di Veltroni, ricordare agli elettori chi sono i nostri avversari ma soprattutto fare tutto questo con la forza necessaria, perchè questa sarà una campagna che premierà il più innovativo ed il più affidabile.
sabato, febbraio 16, 2008
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