Dopo la rovinosa caduta che tutti prima o poi si aspettavano, il governo Prodi ci riprova. Non si sa con quale speranza di poter fare qualcosa o con quale progetto per il futuro, ma torna alle camere per la fiducia e almeno quella probabilmente gli verrà accordata. Dopo però, su ogni tema caldo, e con certi alleati i temi caldi sono molti, torneranno a litigare. A trattenerli dallo spaccarsi di nuovo ci sarà solo la paura di veder tornare l’ uomo di Arcore. Mercoledì scorso fu solo quella a non far disintegrare la maggioranza, si vedeva chiaramente che dal voto del pomeriggio alla sera tutti si rendevano conto che la strada per Berlusconi verso le elezioni e la vittoria era aperta. Manuela Palermi a Ballarò e il giorno dopo a Porta a Porta ha reso l’ idea chiaramente, dicendo che aveva l’ incubo di riconsegnare l’ Italia a chi ha lasciato dietro di se “precarietà, conflitto di interessi, leggi ad personam” e così via. La coalizione è tenuta insieme solo dalla paura. Probabilmente si spaccherà entro settimane o mesi, oppure andrà avanti cercando di fare il meno possibile per evitare problemi. Data la fragilità di questa maggioranza, il punto è un altro.
Stiamo assistendo a un massiccio movimento nello scenario politico italiano. A sinistra Margherita e DS si sono resi conto che governare con comunisti e verdi non è possibile. Dopo questa figuraccia la loro immagine è stata degradata, sembra difficile che trovino il coraggio di ripresentarsi insieme e ancora più difficile che qualcuno creda che possa funzionare. I riformisti dovranno allora scaricare i comunisti e offrire una nuova coalizione, ma se a sinistra si è già fallito alla loro destra l’ unica opzione è l’ UDC che per ora non accetta cambiamenti di campo e che comunque come peso non può equivalere a PRC-PCI-Verdi. Nel centro destra la situazione non è molto migliore però. L’ UDC non vuole tornare nella Cdl, è bloccata fra i due schieramenti e francamente per ora non ci sono per lei molte vie d’ uscita. Forza Italia segue i passi del suo capo (che a dire il vero adesso non si fa molto sentire, probabilmente per non ricompattare l’ Unione) e non agisce, non approfitta del suo peso politico. Con An i rapporti non sono stupendi, quando si doveva andare da Napolitano i due partiti non hanno trovato una posizione comune e questo ha indebolito ulteriormente la Cdl. Invece che chiedere le elezioni anticipate, che probabilmente avrebbero portato ad una vittoria, Forza Italia si è limitata a contrastare un Prodi bis e Fini ha detto semplicemente che il nuovo governo avrebbe dovuto contare su una maggioranza politica, senza i senatori a vita. Più tardi sembra che Berlusconi si sia lamentato dell’ alleato che non avrebbe chiesto il ritorno alle urne proprio per evitare che l’ ex-premier gli soffi il posto per un altro quinquennio. La Lega dice che resterà a tempo nell’ alleanza e una legge sulla devolution potrebbe far cambiare loro idea. La situazione è così bloccata. Che domani il nuovo governo ottenga la fiducia o no, ci troveremo a breve nella precarietà delle alleanze, con i riformisti che non sanno cosa fare per non dipendere dai comunisti e avere la maggioranza, Forza Italia che non sa cosa fare per portare la coalizione al governo, l’ UDC che non sa cosa fare per fare il grande centro e AN che non sa cosa fare per far diventare Fini capo della Cdl. Può venire fuori di tutto: potrebbe tornare tutto come prima, potrebbe farsi una super alleanza dai DS a AN, si potrebbe escludere le ali estremiste degli schieramenti. Una cosa che potrebbe cambiare le carte in tavola potrebbe essere la possibilità di una grande coalizione che metterebbe insieme partiti come Margherita e AN, colpendo così comunisti, verdi e Lega. Probabilmente nei prossimi mesi la situazione politica italiana cambierà e come non vedevamo da molto tempo. Questa storia sarà da seguire.
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