A sentire dai media sembra che ogni giorno l' Iraq stia per crollare. Eppure è ancora lì. Viene da chiedersi se quello che vediamo è la realtà, o se vediamo tutto quello che succede. Andando oltre ai cinque minuti disfattisti che i tg internazionali dedicano a questo povero paese e informandosi più minuziosamente, esce un quadro più preciso. Le parole più efficaci le ha trovate il Generale Casey, che dice "Siamo chiari: stiamo combattendo duramente nel centro dela paese e nella provincia di Anbar. Ma penso sia importante ricordare che il 90% della violenza settaria ha luogo in un raggio di 30 miglia dal centro di Baghdad e il 90% della violenza in generale in cinque province. Questo paese non affonda nella violenza settaria, anche se la situazione è dura". Più chiari di così. Sento già dire che ci si potrebbe non fidare di un generale americano perchè è interessato nel conflitto, ma chi meglio può conoscere i numeri?
La situazione laggiù è quindi di combattimenti in massima parte a Baghdad, perchè gli stessi terroristi e miliziani sanno che è da Baghdad che si controlla il paese, è lì che si combatte la battaglia decisiva. Non può essere che gli americani e il governo controllino l' Iraq senza la capitale, perciò lì si sono concentrati tutti gli sforzi per abbattere o salvare la democrazia. Se il governo iracheno con gli eserciti locale e americano riusciranno a tenere duro, allora la violenza settaria rallenterà. Se l' amministrazione irachena si dimostrerà unita e guiderà solidamente il paese, farà le riforme necessarie e troverà una soluzione alla lotta sciiti-sunniti che alimenta la violenza e il terrorismo, allora chi vuole far cadere il paese nel caos perderà le speranze. Ma come può succedere ciò, se viene a mancare il garante di una minima sicurezza, l' esercito americano? Stupisce tristemente vedere come i Democratici negli Stati Uniti utilizzano l' argomento del ritiro delle truppe per vincere le mid-term, sapendo quanto possa essere irresponsabile questa scelta. Se si ritirassero le truppe, l' esercito iracheno e il governo reggerebbero pochi giorni. Il paese cadrebbe nell' anarchia, diviso in pezzetti tra bande, milizie, leaders religiosi in guerra civile fra sunniti e sciiti, con la probabile vittoria di questi ultimi, più numerosi, permettendo all' Iran di prendere il controllo del sud del paese, con i curdi che si dichiarano indipendenti provocando l' invasione turca e l' accensione di un incendio nel cuore del Medio Oriente che presto arriverebbe a casa nostra. Se si vincesse in Iraq, avremmo (fra alcuni anni, non presto) uno stato democratico nel cuore del Medio Oriente, che agisca come esempio per gli altri paesi della zona. Uno stato che potrebbe innescare quell' effetto domino che ancora non abbiamo visto. Ma tutto se l' America non ritira le truppe. Ripeto, è triste che si arrivi ad una scelta così irresponsabile e questo fa capire quanto siano importanti queste elezioni, che potrebbero togliere a Bush una maggioranza parlamentare e quindi farebbero anche perdere i prossimi due anni politici agli Stati Uniti. La salvezza dell' Iraq e anche del Medio Oriente e dell' Europa e del mondo (non è un' esagerazione) sono nelle mani degli elettori americani, perchè a secoda di come vanno le cose a Baghdad potremmo trovarci in una situazione pessima o migliore.
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2 commenti:
ritirare le truppe americane adesso sarebbe una follia.
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