D' Alema l' altro giorno ha lanciato, con abile tempismo, l' allarme. Oggi si accorge che in realtà gli italiani non hanno più fiducia nei propri "rappresentanti". In concomitanza con questa intervista esce un libro di Gian Antonio Stella chiamato "La Casta", che riferendosi alla classe politica italiana, centra perfettamente il bersaglio. Così oggi il 70% di noi dice di non apprezzare più chi sta in Parlamento. I motivi non sono difficili da trovare.
Prima di tutto, la distanza di chi governa dai veri problemi di chi vive. Ci sono spesso casi in cui problemi marginali, vedi ad esempio la querelle sui Dico, hanno la meglio nel dibattito politico su rifiuti in Campania, crimine, tasse, degrado, che penso siano molto più importanti. Dobbiamo questo problema, ad esempio, all' incapacità di intraprendere grandi battaglie contro grandi problemi per concentrarsi sugli inutili dettagli, difetto molto italiano, oppure alla distanza che la Casta pone fra se e il resto del mondo. Chi viaggia tutto il giorno in autoblu, vive con guardie del corpo e ha tanti altri privilegi riesce raramente a percepire i problemi di chi rimane imbottigliato sulla tangenziale o ha paura a camminare in alcuni quartieri la sera.
Seconda cosa, le lacune degli uomini. Spesso lasciano deluse proprio le qualità umane del politico, prima di tutto la mancanza di coraggio e l' eccessiva ambizione, la renitenza a uscire dalle righe, a rischiare tutto, la mancanza di valori che non siano a scopo elettorale. Si vedono pochi grandi uomini al comando, probabilmente perchè il Sistema non permette la loro ascesa. Un uomo, anche di buoni ideali e gran carattere, che si mette in politica entra in un mondo di interessi risse e gelosie che o lo trasforma in un suo perfetto abitante o lo scarta.
Terza cosa: la staticità. L' anno scorso gli italiani hanno tristemente assistito a un duello elettorale fra due candidati settantenni, riedizione di ciò che era avvenuto dieci anni prima. Conferma del fatto che le cose nella politica italiana sono lentissime a cambiare, che c' è renitenza a scegliere il nuovo, la gente è sempre quella. Ed è vecchia. Lasciando stare il fatto che Berlusconi è un giovane dentro, vediamo sempre la stessa gente e come noi loro invecchiano, mentre i giovani sarebbero Veltroni (52 anni) e Fini (55). Con questo non critico direttamente le persone, me la prendo con il Sistema, per il quale sono colpevoli tutti. Penso che un Veltroni o un Fini si sarebbero volentieri seduti a Palazzo Chigi anche quando avevano i capelli più scuri.
Vogliamo aggiungere altro? Come la mancanza di idee? Qual' è il movimento politico che ha lanciato grandi ideali dal primo Berlusconi? Nessuno. Non si vede un futuro, uno sbocco. Sintomo di tutto ciò è la crisi dei grandi partiti. A destra Forza Italia sente tutti i limiti di un partito con un uomo in testa che prende le grandi decisioni e una miriade di frammentazioni e piccoli interessi man mano che si va in basso, An fatica a seguire le svolte ideologiche del suo leader, mentre a sinistra DS e Margherita devono trovare qualcosa in comune per fare il Partito Democratico. Godono gli estremisti, che con il loro populismo attirano molti scontenti.
Queste sono alcune delle cause della poca fiducia che gli italiani hanno nei propri politici. Sembrano e forse sono populistiche, probabilmente perchè è quello che pensa proprio il popolo. E non possiamo sperare molto nelle nuove generazioni: in esse la delusione e anche il disprezzo verso i politici è endemica, molti miei coetanei non vedono più in Italia un futuro, una sicurezza. Recuperare una cosa del genere è un lavoro duro, e da queste parti il lavoro duro lo apprezzano in pochi.
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